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Proclo

  • "Il filosofo non deve essere ministro dei culti di una sola città, né di un solo popolo, ma deve essere sacerdote del mondo intero" - (Proclo)

Proclo Licio Diadoco (Πρoκλoς o διαδoχoς) - Costantinopoli 8 febbraio 411 - Atene 17 aprile 485 - è stato un filosofo greco neoplatonico del V secolo e l'ultimo di scuola pagana. Con lui ha termine la filosofia antica. Ebbe il merito di sviluppare la corrente di pensiero che si rifaceva a Platone e che fu originata prima da Plotino e poi sviluppata da Porfirio e Giamblico.

Di Proclo si dice che mangiasse e bevesse assai poco, osservando il digiuno l'ultimo giorno del mse, e che la notte fosse uso vegliare in preghiera; osservava i giorni nefasti degli egiziani, celebrava i noviluni e, ogni anno, si recava a visitare le tombe degli eroi attivi e dei filosofi, offrendo sacrifici espiatori per le anime dei defunti. Scrisse molti inni1 dedicandoli agli dèi greci ma anche a divinità di altri popoli.

Nato da famiglia benestante originaria della Licia, regione sulla costa meridionale dell'Asia Minore (il padre era un avvocato che per motivi di lavoro si era recato nell'allora capitale dell'Impero Bizantino, Proclo studiò retorica, filosofia e matematica ad Alessandria d'Egitto. Rientrato a Costantinopoli, seguì le orme del padre consolidando per qualche tempo una buona fama come uomo di legge. Tuttavia preferì continuare ad occuparsi di filosofia e nel [[431] si recò ad Atene per studiare all'Accademia fondata da Platone (che arriverà poi a dirigere).

Proclo visse ad Atene per quasi tutta la sua vita, eccetto un anno di esilio al quale fu costretto per la sua attività politico-filosofica, mal tollerata dal regime cristiano.

Il suo lavoro può essere diviso in due parti. La prima è condensata nei memoranda, o commentari, sul pensiero platonico, il primo dei quali scritto all'età di ventotto anni. Molti di questi commenti sono giunti fino ad oggi sia pure incompleti. Riguardano, in particolare, i dialoghi di Platone sulla Repubblica, Timeo, Alcibiade, Cratilo e Parmenide. In essi il filosofo analizza e riafferma il pensiero di Platone, molte volte a quel tempo assai male interpretato.

La seconda parte dell'attività filosofica di Proclo è di contenuto teologico e si condensa negli scritti, appunto, sull'Istituzione teologica e nei sei libri che compongono la Teologia platonica.

Uomo di grande cultura, Proclo non poteva non rimanere affascinato dalla scienza, ed in particolare dall'astronomia: scrisse infatti l'Hypotyposis, introduzione alle teorie astronomiche di Ipparco e Tolomeo in cui descrive la teoria matematica dei pianeti basata sugli epicicli e sugli eccentrici.

Scrisse anche un commento agli Elementi di Euclide, frutto del suo insegnamento all'Accademia ateniese, in cui credeva di aver dimostrato il postulato delle parallele.

Link esterni

1 - i testi di alcuni inni sono disponibili su questo sito

(Vedi: Portale Filosofia | Progetto Filosofia)


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